@ioedante: l’italiano su Instagram, l’intervista a Valentina Iosco

I social network stanno pian piano sostituendo la televisione ed è normale che si cominci a investire tempo e risorse per realizzare contenuti di qualità. Certo, arrivare a interessare un pubblico di decine di migliaia di persone con la linguistica italiana sembra un’impresa. E invece Valentina Iosco, dottoranda dell’Università per Stranieri di Siena in Linguistica Storica, Linguistica Educativa e Italianistica, con apparente semplicità, ci è riuscita: la sua pagina Instagram @ioedante ha superato i 45mila follower. Ma dietro questa semplicità per l’appunto apparente ci sono un’accurata preparazione e una profonda passione.

Decine di migliaia di follower: c’è chi pagherebbe, anzi lo fa già, per raggiungere cifre del genere; naturalmente, oltre a questo numero, quello che più colpisce è l’interesse dei fruitori di Instagram per la linguistica storica italiana. Quanto è stato difficile arrivare a dimostrare che anche un’alta divulgazione ha il suo spazio sui social network?

All’inizio c’eravamo solo io e Dante. Questo spazio social dantesco è nato a maggio del 2020, quando stavo seguendo il corso di Storia della Lingua Italiana della prof.ssa Giovanna Frosini su Dante e, in particolare, il Purgatorio. Desideravo condividere ciò che mi emozionava durante lo studio nella convinzione che anche molte altre persone potessero così scoprire o, perché no, riscoprire Dante. Fin dall’inizio ho cercato di conciliare serietà e leggerezza. La sfida non è da poco e trovo che si possa riassumere nelle parole del trovatore provenzale Giraut de Bornelh: «io dico che il difficile non è rendere l’opera oscura, ma farla chiara». Avere la quotidiana conferma di come Dante possa arrivare a tutti senza distinzioni sociali e culturali, anche a coloro che non avrebbero mai pensato di appassionarsi a lui, ripaga tutto l’impegno che metto in questo progetto.

Come funziona la preparazione di una story?

Finché non si entra dietro le quinte è difficile immaginare il tempo che richiede la creazione di contenuti sui social, sia scritti sia parlati. In entrambi i casi c’è una fase di raccolta e studio del materiale bibliografico e una di scrittura del testo. Segue la fase di progettazione grafica: organizzo il testo e le illustrazioni delle singole immagini che andranno a comporre il post. Nel caso dei video, mi sistemo in un luogo silenzioso per fare le riprese: di solito, dopo aver montato il video, dedico del tempo all’inserimento dei sottotitoli affinché i contenuti siano accessibili a più persone possibili. Una volta che il contenuto è pronto, scrivo la descrizione che lo accompagnerà, aggiungo gli hashtag e pubblico. Inizia così la fase di post-pubblicazione, quella in cui nasce il confronto con gli altri sotto forma di commenti e messaggi. Mi piace rispondere alle persone che decidono di condividere un loro pensiero e scoprire, attraverso Dante, parte delle loro storie.

Vorrei portare un esempio concreto. Al momento sto portando avanti un progetto di rilettura della Commedia canto per canto, affrontando gli argomenti da più punti di vista: letterario, storico-linguistico e filologico. Per strutturare i contenuti consulto, oltre a saggi e articoli accademici, almeno tre edizioni della Commedia: quella con il commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi (Mondadori), quella con revisione del testo e commento di Giorgio Inglese (Carocci) e la nuova edizione commentata della Divina Commedia, curata da Enrico Malato per la NECOD (Salerno Editrice). Considerando le fasi descritte sopra, credo che per un contenuto ben fatto siano necessari dai 30 ai 60 minuti.

Che criterio regola la pubblicazione dei contenuti? C’entrano le logiche di visibilità sui social o in fondo è solo una questione di passione?

Mi lascio guidare dalla passione, ma cerco di darle una strada da percorrere. Forse sarebbe meglio dire più strade. Al momento, infatti, nella pagina trova spazio il racconto della Commedia un canto alla volta. Come dicevo, mi piace l’idea di mostrare più piani di lettura oltre a quello narrativo e tengo in particolare alla lingua di Dante. @ioeDante è però anche uno spazio personale perché riflette la mia vita universitaria, gli studi e le esperienze formative che faccio. Ecco perché ai contenuti danteschi si affiancano quelli di storia della lingua italiana, lessicografia ed etimologia. Nel mio percorso di dottorato mi occupo di lingua del cibo redigendo voci per AtLiTeG (Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana dall’età medievale all’Unità) e uno dei progetti futuri che porterò sui social unirà queste diverse passioni perché sarà dedicato alla scoperta del lessico gastronomico, un viaggio che non potrà non partire da Dante.

Federico Pani

Una versione ridotta dell’intervista è comparsa sul Piccolo di Cremona del 3 dicembre 2022

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