Che cosa si intende per stile “post-moderno”? Eco, col suo saggio in calce al “Nome della rosa”, se ne intestò il titolo, mentre al libro di Marco Gelmetti (nella foto, di Cosetta Frosi), “Replay” (Bookabook), il titolo è stato assegnato dalla giuria del premio “Calvino”. Citazionista, ironico e ricco di deformazioni iperboliche, “Replay” è un’incursione nell’immaginario di chi, come l’autore, ha passato la giovinezza tra gli anni ’80 e ’90. La storia, un allungato fine settimana di crescita interiore, infatti, è quasi un pretesto per l’intreccio di fascinazioni musicali, fumettistiche, filmiche e videoludiche, dal quale traspare in ogni riga un forte senso di umanità.
Qualche parola sulla pubblicazione del libro, avvenuta tramite una raccolta fondi?
La mia esperienza con Bookabook la riassumerei in tre parole: sorprendente, faticosa e decisiva. Decisiva perché senza di loro il mio romanzo probabilmente non sarebbe mai esistito, faticosa perché fare crowdpublishing significa trasformarsi per tre mesi in social media manager del proprio progetto editoriale, e sorprendente perché mi sono trovato spiazzato più di una volta, e intendo sia positivamente sia negativamente. La consiglio quindi a chi non ha problemi con fatica e sorprese e che non è a digiuno dai meccanismi di comunicazione social.
Passiamo alla scrittura: che tipi di lavoro ha comportato?
Scrivere “Replay” è stato un lavoro impegnativo sul fronte psicologico, perché il romanzo è un confronto divertente ma per me anche molto toccante col mio passato. Non è stato però complicato dal punto di vista della scrittura, perché essendo narrato in prima persona mi ha permesso di uscire con la mia voce più naturale. È una voce che tende continuamente all’alternarsi di dramma e sdrammatizzazione, raccontando con ironia, tante iperboli e un po’ di cinismo. Chi lo definisce romanzo post-moderno non credo sbagli di molto, soprattutto perché nello scrivere non ho mai avuto riferimenti esclusivamente letterari e non mi sono mai posto il problema della realtà delle cose. Penso di essermi inconsciamente rifatto a una vecchia regola imparata a scuola di pittura: “Non dipingere ciò che vedi, dipingi ciò che sta bene”.
Qual è il ruolo della letteratura, oggi?
Non so quale ruolo debba avere, però so che da qualche decennio ci sono in giro tre media fortissimi dal punto di vista narrativo, il cinema, i fumetti e i videogames, che si citano e si alimentano splendidamente a vicenda. Hanno sfornato opere che fanno parte dell’immaginario pop di ormai svariate generazioni e credo che la letteratura, qualunque sia il suo ruolo, debba trovarsi lì, dove sta l’immaginario della gente. Deve essere seduta attorno a quel fuoco, come un vecchio affabulatore pieno di storie da raccontare ai bambini. Non farlo significa che la letteratura vuole rinunciare ad incantare le persone.
Qualche anticipazione sul prossimo romanzo?
Il prossimo romanzo avrà ancora come protagonista J e sarà un seguito-non-seguito di “Replay”. Metterò da parte la mia tendenza a guardare al passato e racconterò un presente che conosco molto bene: la vita in un’azienda del digitale. Non posso dire molto di più, non tanto perché non voglia fare spoiler, ma perché anche se ho una scaletta precisa di quanto dovrei scrivere, sono abbastanza certo che i miei personaggi faranno come sempre di testa loro.
Federico Pani
Il Piccolo di Cremona, 26 marzo 2022