Superati i 20mila visitatori, la mostra «JanelloTorriani, genio del Rinascimento» si avvia al rush finale: domani, domenica 29, la mostra darà l’ultima opportunità ai visitatori di essere guidati tra le meraviglie prodotte da un uomo, JanelloTorriani, e da un’epoca, quella dell’Evo Moderno. E chi sa che, a breve, grazie a Torriani, nella vulgata, si aggiunga una nuova “T” alle quattro di Cremona.
Ma qual è stato il senso profondo della riscoperta di una figura così eclettica come Torriani, oltre all’evidente lustro che un personaggio simile continua a dare a Cremona? Cristiano Zanetti, classe 1975, curatore della mostra, è senz’altro la persona giusta con cui parlarne.
Zanetti si è laureato in Storia Medievale a Bologna ed è stato archeologo. Nel 2007 ha dedicato uno studio alla Cattedrale di Cremona, o meglio all’edificio preesistente alla distruzione, causata da un terremoto, nel 1117. Poi, è approdato con una borsa di studio all’EuropeanUniversityInstitute, a Firenze, dove il ricercatore cremonese si è specializzato in storia della scienza e della tecnica in epoca moderna.
Come non imbattersi, visto l’ambito dei suoi studi, nella figura di Torriani? «Eppure – racconta – a farmi per primo il nome di un certo Torriani da Cremona era stato un amico danese, studente di storia dell’anatomia spagnola nel Cinquecento, conosciuto durante l’Erasmus». Non c’è da stupirsi: quasi dimenticato nel suo paese d’origine, Janello detiene ancora una certa fama in Spagna, dove soggiornò a lungo, apprezzatissimo come ingegnere e non solo, presso i due monarchi più potenti della cristianità di allora: Carlo V e Filippo II di Spagna.
E qui comincia la storia della mostra: «Feci tradurre parte della mia tesi di dottorato su Janello in spagnolo e ciò mi permise di vincere ilpremiointernazionale Garcia Diego in storia della tecnologia a Madrid. Infine, lo scorso anno è arrivata la chiamata da parte di Unomedia e del Comune di Cremona per curare una mostra dedicata al nostro concittadino».
Che cosa significa realizzare una mostra del genere?
Per me, questa mostra ha voluto dire, prima di tutto, flessibilità: diciamo che solo il 20% dei pezzi presenti sono quelli ipotizzati fin da subito. Eppure, io e Cinzia Galli (conservatore del Museo di Storia Naturale, ndr) ce l’abbiamo fatta: siamo riusciti a recuperare dei pezzi altrettanto importanti e a disporli in modo da garantire al percorso una continuità narrativa e una leggibilità su più livelli. La suddivisione è avvenuta per aree tematiche: Torriani tra mito e storia, i Viaggi e vita di Janello, l’Età del Nuovo, l’Educazione cremonese, Potere e Sapere, Milano capitale delle meccaniche, la Micromeccanica, gli Automi, la Macro-meccanica, la Virtù come fonte di nobiltà».
Come mai tanta attenzione al contesto storico in cui si è formato e ha operato Torriani?
Torriani è figlio di quella che io chiamo l’«Età del Nuovo» e, come ogni genio, lo si può apprezzare solo all’interno di una tradizione. La Storia del pensiero fa proprio questo: ricrea reti e contesti. E ci porta ad ascrivere Janello in quella tradizione delle botteghe rinascimentali che lo portò, in vita, ad essere ancora più celebrato di Leonardo. Lui che era stato in grado di contare su una cosa soltanto: la virtus, le proprie capacità diciamo, un concetto che gli umanisti recuperavano direttamente dai classici e a cui gli uomini di allora davano valore civico e politico; in buona sostanza: alla comunità non poteva che convenire investire nella formazione di figure di talento. E a proposito di classici, due sono stati i grandi modelli di Torriani: Archimede e Vitruvio, i più grandi “scienziati” meccanici dell’antichità greca e romana. Vitruvio soprattutto, con il suo ideale di sapere misto, allo stesso tempo pratico e teorico. Ma se per i pensatori medievali si poteva essere, al più, «nani sulle spalle dei giganti», personaggi come Janello e Brunelleschi si spinsero oltre e, usando la matematica, varcarono le soglie della scienza moderna, arrivando a dominare con essa la natura.